L’importanza delle api per la vita sulla terra è ben nota. Un tempo però rappresentavano ancora di più una fonte fondamentale di approvvigionamento per l’inverno.

Il favo era, infatti, fonte di vita durante il rigido inverno, sia per il miele che per la cera che si estraeva e fu così che un giorno, qualche antico abitante della Terra, scoprì che lasciando un favo in acqua questa fermentava, producendo una bevanda alcolica talmente buona da diventare il nettare degli Dei.

Il suo nome deriva dall’antico inglese meodu o medu, e dal protogermanico, *meduz. Il nome ha collegamenti con l’antico norvegese mjöðr, il medio olandese mede e l’antico alto tedesco metu, tra gli altri.

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La storia dell’idromele

L’idromele è formato essenzialmente da miele e acqua fermentati ed è la più antica bevanda alcolica al mondo.

Si ha un riferimento a questa bevanda nelle antiche culture di Cina, India, Grecia ed Egitto. Le prime prove documentate risalgono al 7000 a.C., quando gli archeologi hanno scoperto vasi di ceramica del villaggio neolitico di Jiahu nella provincia di Henan, in Cina, che contenevano le firme chimiche di miele, riso e composti normalmente associati al processo di fermentazione.

L’idromele divenne presente in Europa tra il 2800 e il 1800 a.c. durante l’età del bronzo. Durante questo periodo, si crearono bicchieri appositi che si pensa siano stati prodotti principalmente per il consumo di alcol, in particolare sono state trovate tracce di idromele.

Gli antichi greci chiamavano l’idromele ambrosia o nettare e si credeva fosse la bevanda degli dei, discesa dal cielo come rugiada, prima di essere raccolta dalle api. A causa di questa credenza, è facile capire perché gli antichi pensavano che l’idromele avesse proprietà magiche e sacre e prolungasse la vita, conferisse salute, forza, virilità, poteri ricreativi, arguzia e poesia.

L’idromele “aquamulsum” o “mulsum” era comune in epoca imperiale romana e si presentava in varie forme. Mulsum era una miscela appena fatta di vino e miele o semplicemente miele lasciato nell’acqua a fermentare; e il conditum era una miscela di vino, miele e spezie preparata in anticipo e maturata.

Le leggende dalla Germania, dalla Norvegia e dalle zone celtiche, mostrano sia divinità che mortali alle prese con idromele in corna di mucca, calici o vasi cerimoniali. Spesso l’uso cerimoniale dell’idromele conferisce poteri magici. La mitologia celtica racconta di un fiume di idromele che scorre attraverso il paradiso, mentre la cultura anglosassone considerava l’idromele il dispensatore di immortalità, poesia e conoscenza. La letteratura anglosassone come I Mabinogion, Beowulf e gli scritti brittonici del poeta gallese Taliesin descrivono l’idromele come la bevanda dei re

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L’idromele oggi

Sebbene sia sconosciuto alla maggior parte delle persone, l’idromele ancora oggi è presente nella nostra cultura

La storia dell’ idromele è profondamente intrecciata col rito del matrimonio, sia esso parte della liturgia religiosa tradizionale, piuttosto che del rituale pagano. Il termine “luna di miele” deriva dall’antica tradizione di dare alle coppie di sposi, dopo il matrimonio, tanto idromele perché bastasse per una lunazione. Questo era necessario per garantire virilità e fertilità e un’unione fruttuosa.

Questa bevanda, seppur sconosciuta a molti, in realtà sta tornando. Negli ultimi anni il consumo è aumentato di oltre il 40% 

L’idromele veniva presumibilmente prodotto in tempi antichi diluendo il miele con l’acqua in recipienti di argilla o di legno, lasciando poi che i lieviti presenti nell’aria e quelli che si trovano naturalmente nel miele facessero il resto. Oggi i produttori commerciali di idromele tendono a utilizzare una miscela di miele, lievito fresco, limoni e acqua. Come la birra, l’idromele tradizionale è talvolta aromatizzato con frutta, spezie, cereali o luppolo.

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L’idromele dei Taurini

Da quando conosco l’idromele, il mio preferito è sempre stato l’Idromele dei Taurini (trovi il sito qui). Ho la fortuna di conoscere personalmente Paolo, il produttore e per questo lascerò ora parlare lui.

L’ Idromele dei Taurini è dedicato all’ antica tribù dei Taurini, popolazione celtica che fondò il primo nucleo di Torino.

È in Piemonte, nello splendido scenario della Valle di Susa, vicino a Torino ed alla Sacra di San Michele, che nel 2001 nasce l’Idromele dei Taurini. E’ un prodotto made in Valle di Susa, poiché, oltre che essere fisicamente prodotto in questa valle, le materie prime di cui è fatto, acqua purissima e miele, sono prevalentemente locali.

Il mio idromele nasce dalla mia passione per la storia ed il buon cibo, dall’amore per il mio lavoro, e dall’attenta selezione delle materie prime, per offrirvi un prodotto di alta qualità. Preparo l’idromele sciogliendo mieli di varietà diverse in acqua, al fine di ottenere un mosto, che, addizionato di lieviti enologici, metto a fermentare in tini di acciaio inox, o in botti di legno di rovere o acacia.

La mia attenzione è rivolta alla produzione nel rispetto dell’ambiente, nell’utilizzo di mieli pregiati, per lo più a km 0, prodotti all’interno della mia azienda agricola con il lavoro delle mie infaticabili collaboratrici, le api.

Posso vantare una recente collaborazione con l’Università di Agraria di Grugliasco (TO), la partecipazione al Salone del Gusto di Torino in qualità di relatore ad un forum di Terra Madre sull’idromele, oltre che a concorsi internazionali dedicati all’ idromele.

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Quando una coppia di sposi mi chiede di organizzare per loro un banchetto celtico, l’idromele non può mancare e la mia scelta è sempre assolutamente Idromele dei Taurini. Se non l’hai mai assaggiato il mio preferito è quello di tiglio, te lo consiglio 😊


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